Pasqua di resurrezione Aprile 2018


Cara Valeria quante emozioni ci ha regalato la Grecia.  Siamo al porto di Salonicco, Risaliamo verso la chiesa di Santa Sofia, nel pomeriggio abbiamo comperato un dolce fatto di miele e di latte, propiziatorio (e come potrebbe non esserlo), per affrontare il dolore ed il mistero dei riti antichi, I nostri sguardi potrebbero essere troppo asciutti, e non ancora pronti a guardare quello che ci attende nel Tempio. Abbiamo comperato candele color della sabbia, scure come la sabbia bagnata, per accompagnare il corpo di un uomo che sconfiggerà la morte. Entriamo nel Tempio nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo per assistere al rito della morte, all'esaltazione di questa morte annunciata, al passaggio obbligato del corpo dell'uomo che ha incontrato la morte al termine del suo percorso, anch'esso annunciato.  Il Tempio sembra buio ed immerso nell'oscurità, ma la luce resta, la luce c'è, essa vive all'interno del Tempio, ti rendi conto che i tuoi occhi si spostano dal buio alla luce come se i due poli della vita si fossero ritrovati insieme in questo luogo, in questo luogo così adatto ad accoglierli, ed i fedeli lo sanno che il rito in realtà parla di entrambi i poli, e che la vita oscilla dall'uno all'altro incessantemente, ed essi si alternano senza combattere, anche nel periodo del lutto. Al centro c'è la croce, appesa alla croce un'immagine, due candele brillano sopra i bracci della croce, sopra la tavola con inciso il nome del Cristo vi è una corona di fiori bianchi, ed una candela che brilla. Le voci grevi, profonde dei cantori dei salmi si alzano potenti nel Tempio, ci avvolgono, sono tutti uomini, i preti, i cantori, gli officianti, sono solamente uomini, la scena ed i suoni sono maschili, ma appena alzi il viso verso l'abside la vedi, Lei l'unica donna, che emerge dallo sfondo dorato ed illuminato dal riflesso delle altre luci, un bambino è seduto sulle sue ginocchia, l'unica donna, ma incontaminata, unico contenitore possibile per l'uomo che donò la salvezza, ella domina dall'alto su tutti questi uomini, forte di suo figlio che guarda non in basso, ma lontano, come lei.  Sotto, il presbiterio, il territorio dei preti, dei signori del rito, dei proprietari del rito, uomini tra uomini, voci maschili che invadono il Tempio nel tentativo di sottometterlo, Lei, il passaggio dalla morte alla vita e dalla vita alla morte, Lei vigila sul rito della morte, lei che è la vita, lei che ha concesso la vita. Sotto, le letture alternate alla preghiera, al lamento, al canto. La morte del cristo è l'immagine che si salda alla croce, lucida, colorata e potente, con i chiodi messi in mostra ed il sangue che cola in basso. Dopo la morte l'immagine viene fatta scendere, i colpi di martello risuonano cupi nel tempio, e accompagnano la discesa dalla croce, l'immagine si stacca dalla croce e viene poggiata sopra il sepolcro, accolta nel sudario bianco, accolta da innumerevoli e profumati fiori bianchi. l'immagine ora è poggiata sul sepolcro, fra le colonnine che sorreggono la copertura, tutto è ricoperto di fiori bianchi, ora appena colorati, ora rossi.   L'immagine del Cristo è piatta, ma non così è, ed appare ai fedeli, l'immagine è talmente potente da restituire la sostanza ed il volume del corpo del Cristo, da rendere reale il corpo martoriato del Cristo. Un corpo deposto in forma di immagine, ma che restituisce la carne ed il sangue di un uomo torturato ed ucciso, e ti meravigli che dal sepolcro e dal sudario non scenda il sangue rosso delle ferite ancora aperte. L'immagine ora è ricoperta di fiori, molti bianchi, alcuni rossi, il corpo viene condotto in mezzo ai fedeli nel silenzio della mente e nel suono cupo e greve del salmo, tutti in questo modo possono vedere e toccare la morte,quella morte che è di ciascuno, e di tutti. sotto la luce delle lampade e delle candele.   Ora la morte viene cantata, i salmi la contengono e la richiamano, le campane tutto il giorno l'hanno richiamata. I fedeli la toccano, quando si avvicinano al sepolcro, e vi poggiano le labbra, ripetutamente, e baciano le ferite. All'interno del Tempio ancora le voci profonde e monotone degli officianti.  La luce resta nel giorno del lutto e della morte, ed accompagna il percorso del corpo e dei fedeli nel Tempio,  Implacabile, la luce proviene dall'enorme lampadario centrale sostenuto da draghi che tengono stretti fra gli artigli dischi dorati, e dalle candele, che illuminano e fanno brillare i draghi.   La luce proviene dalle candele color della sabbia poggiate nella sabbia stessa a formare un unico luogo, simbolo di preghiera e di vita che scorre. La luce si spegnerà domani sera, ma solo per un respiro, nel buio, prima dell'annuncio del Cristo Risorto (Christòs anèsti) e prima dell'annuncio del "Cristo è veramente risorto" (Alithòs anèsti) da parte dei fedeli, E veramente la luce prevarrà sulle tenebre, la luce delle candele ora bianche, ma i fedeli lo sanno fin dall'inizio che la morte è solamente il passaggio necessario per raggiungere la luce. Domani sera la luce verrà accompagnata dal mangiare, una volta rotto il digiuno.  E per noi il dolce fatto di latte e miele, le uova rosse e le candele bianche ancora accese, che illuminano la nostra tavola piena di formaggi e di dolci.  Tutto questo nelle notti di Salonicco e nelle ore che precedono la Pasqua di Resurrezione.     

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