Cara cugina luglio 2019

Ciao Valeria, sono pensieri  che mi accompagnano in questa estate così particolare, pensieri che si nascondono in luoghi conosciuti, e che si fanno scoprire all'improvviso... 
"Cara cugina quante cose avremmo potuto essere, ma la gelosia, l'invidia, ancora ti attanaglia la mente, perennemente aggredita da sprezzanti e lucide immagini di memorie inventate negli anni. Sono seduta in fondo al giardino, vedo la casa sognata da tanto tempo, il verde, l'ordine, le aiuole pulite e squadrate, i fiori splendidamente distribuiti, dovunque, mai solitari, il mio sogno di bambina, come avrebbe potuto essere la nostra vita, cugina, avremmo potuto essere amiche, scambiare esperienze, ridere di noi e degli altri, invece solo odio. Dove non c'è posto per l'amore, dove non c'è conoscenza di amore, si attorciglia l'odio e si distribuisce intorno grazie alla mancanza di quello, dell'amore. Si sgrana l'odio, il rancore, il malessere alla vista dell'altro più fortunato, il cielo e la mente si oscurano, non sei più capace né di sentire, né di vedere. Sono seduta in fondo al giardino, l'erba sembra velluto, grappoli di prugne non ancora mature sopra la testa, maturo invece è il pensiero di te mamma, sai sto pensando a mia cugina, Oggi non sei qui sotto il grande albero a ragionare con me, l'albero colmo in attesa della maturazione, e guarda là in fondo, le mele, minuscoli frutti acerbi, non li hai mai visti, li sto guardando per te, è troppo giovane il melo, tu non c'eri già più quando è stato messo a terra, sono troppo giovani, il melo ed il ciliegio, ed il dolore entra nel ventre, "...ventris tui iesus.."  ti ricordi mamma, in latino, quello della tua infanzia, quello della campagna, quello storpiato, e riveduto, e corretto, e tradotto in magiche allocuzioni così lontane dal significato primo. Mamma è sereno il pensiero oggi, è accanto alla memoria non più matrigna, è accanto ad un veloce sorriso, anche se attraverso la pelle il dolore scende ora in basso. Sono stanca mamma, il peso, la stanchezza di tollerare l'incapacità di prendersi cura dell'altro, sono stanca, forse rimarrò schiacciata da questo peso. Sono in fondo al giardino, seduta sotto grappoli di frutti gialli ed opachi, non ancora maturi e trasparenti, grappoli pesanti che non spezzano il ramo che li sostiene, da fiori a dolci e succose prugne gialle. Cara cugina, che guardi il mondo da dietro una persiana appena socchiusa, che scendi in basso solo quando sei pronta ad uscire, che dipingi nature morte e madonne appoggiate alle mura con il bambino seduto sulle ginocchia, quante cose avremmo potuto essere tu ed io"

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