Tornando indietro Febbraio 2021

Da febbraio a dicembre

Cara Valeria oggi è febbraio, ma io ti parlo di dicembre, come se quest'ultimo dicembre, il dicembre di un anno che sembra non finire mai, mi abbia sconvolto a tal punto da dimenticarlo ogni giorno, più di una volta al giorno. E’ strano dire che dimentichi un mese, quello conclusivo, quello che chiude un periodo, una fase, una strada, un mese che potrebbe essere definito un portone, un cancello, un altro modo per dire che è chiuso, che sta chiudendo qualcosa, ma non è chiuso questo dicembre, non sarà mai chiuso il dicembre dell’anno 2020, perché non sarà mai dimenticato tutto quello che è stato travolto, cambiato, a volte annullato, disperso, strappato via. E dicembre ci illude, che questo non accadrà. Ma non accadrà, dicembre servirà solo come ponte, come una strada che attraversa un fossato, là in alto, un ponte che in una situazione precaria ci consente per il momento di attraversare il fiume sottostante, ecco che cosa è il dicembre, cara Valeria, ecco che queste parole ti giungono dal mese di febbraio, da un febbraio inoltrato, di un anno non ancora cresciuto, ancora bambino, che ancora non sa dove andare.    

Un dolce dicembre.               …..      

Dicembre ora ....

Che bel dicembre nella grande Piazza, nella piazza sotto i platani giganti, quelli che sono qui da sessanta anni. Davanti alla vecchia casa di Antonio. Quanti ricordi da leggere, sulle foglie nuove e su quelle vecchie, quelle che cadono al primo vento, le sfumature del giallo trattengono la luce di questa mattina. il vento è freddo, lascia le gambe intorpidite, le foglie dei platani scendono a terra, e volteggiano prima di arrivare. Una foglia ha raccolto le gocce di pioggia cadute durante la prima mattina, le altre sono completamente bagnate, lei no, accoglie le gocce cadute e le conserva per noi perché potessimo guardarle, è un bel dicembre. La giostra dei bambini è ferma, con i cavalli, le carrozze e le macchinine colorate. Non ci sono bambini ancora, il vento freddo li ha tenuti lontano, ma la giostra si muove lentamente sotto il telone bagnato, resta lì in attesa. È un bel dicembre. L'inverno è arrivato. Le gocce scivolano via dal cappello e cadono sull'asfalto, sulle foglie dei platani incollate all'asfalto, le calpestiamo con timore, solo pochi minuti fa, forse poche ore fa, poco tempo fa, erano lassù in alto.  

Cinque dicembre, improvvisamente si è fatto giorno, la luce è dovunque, fuori in mezzo ai palazzi, una luce chiara, piena, priva di sole, ma splendida, come se tutto si fosse illuminato all'improvviso e l'oscurità non ci fosse mai stata, non esistesse in questo luogo in questo momento. Non fosse mai esistita. C'è luce anche nella stanza ora, il giorno è arrivato. Il vento scuote le piccole rose del balcone, deve essere un vento freddo.

Nove dicembre. Raccolgo piccole cose cadute in terra, bagnate, sporche, le raccolgo e le porto a casa, verranno ripulite, asciugate, raccolgo i miei pezzi per strada, pezzi caduti, falciati, a volte strappati con violenza, li riprendo, cercando di curare le ferite, non sono più gli stessi, sono diversi, ma non importa. 

           


 

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